Ipertensione arteriosa: l’assunzione perioperatoria dei beta-bloccanti associata a complicanze cardiovascolari dopo chirurgia non-cardiaca
Un ampio studio osservazionale ha mostrato che i pazienti con ipertensione arteriosa che stanno assumendo i beta-bloccanti hanno tassi più elevati di complicanze cardiovascolari dopo chirurgia non-cardiaca.
Ricercatori danesi hanno analizzato i dati su più di 55.000 pazienti con ipertensione che stavano assumendo almeno due farmaci per la pressione arteriosa e che erano stati sottoposti a chirurgia non-cardiaca.
A 30 giorni, i tassi di eventi sono risultati significativamente più elevati nei pazienti che stavano assumendo un beta-bloccante: per gli eventi avversi cardiovascolari maggiori, 1.32% versus 0.84% ( P inferiore a 0.001 ); per la mortalità, 1.93% versus 1.32% ( p inferiore a 0.001 ).
C’erano alcune importanti differenze tra i due gruppi, tra cui un maggior numero di donne nel gruppo beta-bloccante.
I risultati complessivi sono rimasti significativi anche dopo aggiustamento per le differenze tra i gruppi.
Lo studio è stato pubblicato su JAMA Internal Medicine.
Secondo Kim Eagle dell’University of Michigan ad Ann Arbor ( Stati Uniti ), chairman dell'aggiornamento 2015 delle linee guida dell'American Heart Association / American College of Cardiology per la valutazione cardiovascolare perioperatoria per la chirurgia non-cardiaca, ci sono tre diversi modi di interpretare i risultati dello studio.
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È del tutto possibile che quanto emerso sia dovuto al fatto che i pazienti che assumono i beta-bloccanti fossero più malati rispetto ai pazienti che assumevano altri farmaci.
Un'altra interpretazione si basa sul fatto che i beta-bloccanti sono farmaci antipertensivi meno efficaci. In questo caso, le complicanze perioperatorie potrebbero essere il risultato di pazienti che avevano più problemi a causa della ipertensione non ben controllata.
La terza interpretazione è che il sistema nervoso simpatico può avere un ruolo importante qualora nel corso dell’intervento chirurgico dovesse verificarsi un problema, perché uno dei modi che ha l’organismo di reagire è quello di aumentare la frequenza cardiaca. Inibendo il sistema nervoso simpatico con i beta-bloccanti in questo contesto, il risultato potrebbe essere potenzialmente dannoso.
Secondo Franz Messerli della Mount Sinai di New York City ( Stati Uniti ) lo studio fornisce un'ulteriore conferma che l'ipertensione non è un'indicazione appropriata per i beta-bloccanti, in particolare per le persone anziane. ( Xagena2015 )
Fonte: CardioBrief, 2015
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